Procedura sperimentale per la determinazione della componente batterica del materiale particolato

Pubblicata dall’INAIL la “Procedura sperimentale per la determinazione della componente batterica del materiale particolato”.

Le particelle di aerosol biologico, oltre a pollini, detriti di piante e animali, cellule epiteliali, virus, funghi, includono anche batteri e spore batteriche [MatthiasMaser et. al., 1999; Matthias-Maser et al., 2000; Di Filippo et al., 2003]. Il crescente interesse della comunità scientifica per la caratterizzazione delle componenti del bioaerosol è legato soprattutto agli effetti che tali componenti hanno sulla salute umana: infezioni, asma, allergie e altre malattie delle vie respiratorie. Le cellule batteriche disperse nell’aria possono essere rilasciate nell’atmosfera dalle superfici di acqua e suolo, dalla vegetazione e da fonti antropogeniche (impianti di trattamento delle acque reflue, trattamento dei fanghi, degli scarti animali, processi di fermentazione, attività agricole ecc.) [Hejkal et al., 1980; Lindemann et al., 1985; Sawyer et al., 1996; Jaenicke et al., 2005]; anche il trasporto globale di polvere influenza la quantità e la composizione dei batteri nell’atmosfera [Brodie et al., 2007]. I batteri sono generalmente adesi alle particelle aerodisperse [Bauer et al., 2002] indipendentemente dalla loro dimensione. La dimensione di una particella batterica dispersa nell’aria influenza il suo coefficiente di penetrazione e la velocità di deposizione nel tratto respiratorio umano e quindi il suo grado di infettività [Peccia et al., 2008]. Diverse norme tecniche UNI [UNI EN ISO 14698-1:2004, UNI EN ISO 14698-2:2004, UNI 11108:2004, UNI EN 13098:2019, UNI CEN/TS 16115-1:2011, UNI EN 14031:2005] riportano i principi generali e i metodi per il controllo della biocontaminazione e la valutazione e interpretazione dei dati nell’ambiente e nei luoghi di lavoro. Generalmente, tali metodi prevedono la coltivazione su piastra e la successiva conta al microscopio del numero delle colonie cellulari cresciute sulla superficie del terreno utilizzato, le cosiddette Unità Formanti Colonia (Colony Forming Unit, CFU). Il livello di biocontaminazione è espresso in termini di CFU per m3 di aria oppure per cm2 di superficie. Tale metodo, tuttavia, presenta errori dovuti all’accuratezza del conteggio stesso, all’incertezza dell’identificazione delle colonie e alla presenza di anomalie di crescita [Di Filippo et al. 2017]. ……Fonte INAIL  Scarica pubblicazione sulla procedura sperimentale

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